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sabato 10 settembre 2011

CROSSFACE #17: SI AL ROSTER UNICO.


Si discute molto in questi giorni della possibilità di avere nuovamente un roster unico all'interno della WWE e molti sembrano contrari a questa eventualità.

Iniziamo con il dire che, a mio parere, l'unificazione dei due brand è un avvenimento piuttosto utopistico al giorno d'oggi soprattutto per un motivo fondamentale: un roster unico presuppone un minor numero di atleti sotto contratto con la compagnia e di conseguenza un minor numero di house show in giro per il mondo.

E' probabile che alla WWE si siano fatti due conti in tasca e abbiano concluso che per le loro casse è più conveniente mantenere due roster ben distinti in quanto gli incassi degli show risultano a loro sufficienti a coprire, assieme a tutti gli altri introiti, le spese di gestione della compagnia.

Il Raw Supershow credo quindi che sia soltanto un escamotage per preparare qualche feud interbrand in vista delle Survivor Series e che una volta concluso il pay per view tutto tornerà come prima.

Credo però che, a livello di qualità globale del prodotto, la divisione dei roster sia un elemento negativo. Pensateci un attimo: quando è stata introdotta il concetto di brand extension? Se ben ricordate era il 2002 quando si svolse il primo draft della storia della WWE.

A quel tempo due show non collegati tra loro aveva senso perchè se andate a vedere i wrestler sotto contratto con la compagnia vi troverete davanti al più imponente roster che una federazione di wrestling abbia mai avuto.

Nomi come Hogan, Hall, Nash, Lesnar, Angle, Taker, Angle, Rvd, Dudley'z, Benoit, Jericho, per citare alcuni degli atleti di prima fascia erano garanzia di grande appeal presso il pubblico e quindi di grandi incassi in considerazione del loro status di atleti con una grande carriera alle spalle e in quel periodo sempre in buona forma così da garantire spettacolo nel ring.

Oggi cosa abbiamo? Cena, Punk, Orton e poi? Possiamo aggiungere The Miz ma per quanto mi riguarda il ragazzo è ancora acerbo per poter essere un vero trascinatore, sempre che lo diventi in futuro. Poi abbiamo tutta una serie di discreti atleti che però non fungono da grande richiamo nelle arene. Atleti abbastanza anonimi, costruiti in fretta e furia dalla WWE e poi lasciati a vivacchiare in attesa di un'occasione che molto probabilmente non arriverà mai.

Si può controbattere che con un roster solo il cosiddetto midcarding sarebbe ulteriormente danneggiato non trovando gli spazi televisivi necessari durante gli show ma questo a mio parere è un grosso errore di valutazione proprio in virtù del parco atleti che oggi la federazione di McMahon propone.

Sempre tornando a quel fatidico 2002 andiamo a vedere i nomi di alcuni di quelli che in quel periodo potevano essere considerati midcarder: Lance Storm, Tazz, Diamond Dallas Page, Billy Kidman, Justin credible, Mr Perfect, Tajiri; come vedete anche in questo caso la qualità non manca ed è anche per questo che si rese necessaria la divisione del parco atleti in due entità separate.

Si ritorna quindi al solito concetto che è alla base di alcuni errori commessi dalla WWE negli ultimi anni. Voler costruire e imporre personaggi dei quali al pubblico non frega niente perchè non dotati di quell'innato carisma che invoglia lo spettatore a tifarlo o ad odiarlo.

Personalmente come midcarder oggi come oggi salverei soltanto Morrison, Kingston, Bryan, Christian e pochi altri ma anche in questo caso il paragone con il midcarding del 2002 risulta impietoso.

Però in un roster unico potrebbero imporsi pian piano vivendo all'ombra dei main eventer inserendosi nella lotta per il titolo e ridando magari lustro al titolo secondario (per la cronaca ritengo che una vera federazione di wrestling debba avere un solo campione del mondo e poi un titolo secondario dedicato agli atleti in rampa di lancio).

Gli altri poi potrebbero essere riutilizzati per formare dei nuovi tag-team in modo da rivitalizzare la categoria.

Ma mi rendo conto come detto in apertura che tutto questo è solo utopia, sicuramente è molto meno dispendioso un roster formato da atleti prevalentemente formati in casa propria piuttosto che un gruppo formato quasi esclusivamente da wrestler di prima grandezza.

Ma chissà, sognare non costa nulla...... per il momento........SIGLA FINALE!

mercoledì 7 settembre 2011

CROSSFACE #16: BREVE STORIA DEI VIDEOGIOCHI DI WRESTLING pt2 I SISTEMI CASALINGHI


Il mondo dell'intrattenimento videoludico casalingo è sempre stato piuttosto complesso soprattutto per la diversità dei tre mercati principali (Giappone, Usa, Europa) dovuto principalmente ai differenti sistemi di codifica dei colori nei televisori analogici e all'ubicazione delle varie case di software. Per questo alcuni titoli talvolta non sono convertiti dal mercato orientale a quello occidentale e viceversa.

Il mercato dei giochi di wrestling per sistemi casalinghi non fa differenza, forte di una vastità di titoli più o meno validi che sono stati pubblicati nel corso degli anni ma con un sottobosco di titoli giapponesi di rara bellezza che, vuoi per i problemi di conversione sopracitati, vuoi perchè il mercato occidentale è sempre stato appannaggio delle federazioni del nord america, non hanno mai passato i confini asiatici.

Facciamo anche qui un breve riassunto dei titoli principali rimandandovi alla sezione in preparazione sul sito per un approfondimento più completo.

Anche in questo caso partiamo dai mitici anni ottanta quando, oltre alle conversioni per Atari e Nintendo Nes del coin-op Mat-Mania e di Tag_Team Wrestling per C-64, Nes e Pc, la Melbourne House se ne esce con Rock'n Wrestle un gioco dall'altissima giocabilità soprattutto su Commodore 64 e convertito poi per Spectrum e Amstrad.

Nel 1986 arriva Championship Wrestling della Epyx (la casa produttrice dei mitici Summer Games) altro piccolo capolavoro di giocabilità per l'8 bit di casa Commodore Ma ancora c'è qualcosa che non va nella mente dei videogiocatori: mancano le licenze ufficiali.

E così nel 1987 Microleague Multimedia acquisisce la licenza ufficiale della World Wrestling Federation e sforna WWF Microleague Wrestling per C64, Amiga e Atari ST; il gioco si rivela uno squallido picchiaduro a turni che non rende assolutamente l'idea di cosa sia uno spettacolo WWF.

D'altro canto la tecnologia a 8bit non permetteva di riprodurre appieno quei giochi che in sala giochi spopolavano, anche se sulle console specialmente su Nintendo Nes cominciavano ad apparire giochi di qualità anche sotto licenza WWF.

Intanto nel 1990 esce per Nes il gioco WCW Wrestling ricordato per essere l'unico videogame basato sulla National Wrestling Alliance (NWA)

La Ocean nel 1991 propone WWF Wrestlemania per C-64, Amiga e Atari ST; il gioco tenta di seguire le orme del coin-op WWF Superstars ma fallisce miseramente proponendo un gameplay ridotto e una scelta limitata a soli tre wrestlers.

La Ocean ci prova di nuovo l'anno seguente con WWF European Rampage Tour ma anche stavolta toppa miseramente. Mi sono sempre chiesto come la Ocean acquisisse ogni volta le licenze più importanti del momento tramutandole poi in giochi ridicoli. Bah?

Per avere un gioco quantomeno decente ci si deve affidare alla software house italiana Genias e al suo Top Wrestling uscito per Amiga nel 1992. Il gioco non aveva licenze ufficiali ma riproduzioni simili con nomi leggermente storpiati dei wrestler reali.

Sempre nel 1992 inizia la fortunata serie di giochi di wrestling per SuperNintendo e Sega Megadrive firmata Ljn e Flying Edge su licenza WWF. Ne uscirà uno all'anno e i titoli saranno nell'ordine: Super Wrestlemania, Royal Rumble e Raw tutti caratterizzati da un'ottima grafica e da una buona variertà di mosse.

Da segnalare nel 1993 la stupenda conversione di Saturday Night SlamMasters di Capcom per SuperNintendo e Megadrive. Un gioiello di giocabilità direttamente dagli autori della saga di Street Fighter.

Facciamo un salto in avanti nel tempo al 1998 con la licenza della World Wrestling Federation che passa nelle mani di Acclaim che sforna nell'ordine WWF War Zone e, l'anno successivo, WWF Attitude. Buona la varietà di mosse, wrestler e tipologia di incontri ma i giochi, presentati sia per Playstation che per Nintendo64 erano caratterizzati da un'eccessiva lentezza. Rotto l'accordo con la WWF Acclaim ripropone lo stesso motore grafico e praticamente lo stesso gioco anche nel 2000 con ECW Anarchy Rulz. Inutile dire che il gioco si rivelerà un mezzo fiasco dato che la scarsa velocità degli incontri mal si prestava alle tipologie di match della Extreme Championship Wrestling.

Sono comunque di quegli anni i giochi più divertenti e completi come la serie di giochi della WCW e della WWF su Nintendo64 e WCW Mayhem per Playstation. Ma è per Sega Dreamcast che arrivano due capolavori basati sulla federazione giapponese AJPW che rispondono al nome di Giant Gram e Giant Gram 2000. Un sistema di prese e di danni al lottatore ripreso solo qualche anno più tardi nella serie Smackdown vs Raw.

Il resto poi è storia nota a tutti. La THQ acquisendo i diritti della WWF crea la serie Smackdown che tutt'oggi ci accompagna di anno in anno mutando nei nomi e cambiando piattaforma videoludica ma restando sempre al passo con i tempi. A mio parere gli episodi più riusciti della serie sono Smackdown Know Your Role per Playstation 1, Here Comes The Pain per Ps2 e la versione di Smackdown vs Raw 2011 per Ps3.

Preferisco invece sorvolare su TNA Impact uscito per le principali piattaforme da gioco esistenti in quanto l'attesa non è stata ripagata da un prodotto all'altezza. Un po' come successo nei primi giochi su licenza WCW per Playstation 1.

Con questa breve e sicuramente incompleta carrellata sul divertimento videoludico casalingo dedicato alla nostra disciplina preferita si conclude quella che può essere definita una sorta di prefazione ad un'apposita sezione su questo sito che tratterà l'argomento recensendo di volta in volta quanti più titoli possibili in modo da avere una panoramica completa sulla storia dei videogiochi legati al wrestling e, perchè no, magari andarli a rispolverare per qualche sana sfida tra amici.

Per il momento......SIGLA FINALE........

ARCHIVIO CROSSFACE: #15 BREVE STORIA DEI VIDEOGIOCHI DI WRESTLING pt1 I COIN-OP

Tutti, o almeno la maggior parte degli appassionati di wrestling ha almeno una volta nella vita giocato ad un videogioco di wrestling. Questa settimana ho pensato quindi di proporvi uno speciale sulla storia dei videogames legati al nostro sport-entertainment preferito, preludio ad un'apposita sezione all'interno del sito in cui andremo a recensire tutti i migliori giochi usciti sia nelle sale giochi che per i sistemi casalinghi dagli anni 80 ad oggi.

Questo speciale non ha quindi la pretesa di essere preso come la bibbia ma semplicemente come una sorta di prefazione al progetto sopra descritto.

Tutti abbiamo in mente i videogiochi odierni della WWE prodotti dalla Thq; mostri di grafica e giocabilità che ripropongono fedelmente le gesta dei nostri beniamini sulle console di ultima generazione. Ma per arrivare a questi capolavori la strada è stata molto lunga e parte direttamente da quel periodo in cui le sale giochi ancora furoreggiavano e i videogiochi da casa non raggiungevano ancora il livello di quelli da bar.

Era il 1983 quando Technos Japan e Data East se ne uscirono con Tag Team Wrestling forse il primo vero coin op dedicato alla disciplina. Il gioco, convertito poi per numerosi sistemi casalinghi quali NES, C-64 e Atari non presentava una grossa giocabilità e difatti due anni dopo, nel 1985 Technos Japan e Taito se ne escono con un piccolo mostro di giocabilità denominato: Mat-Mania “The Pro Wrestling Network” nel quale impersonavate un lottatore pronto per la scalata al titolo affrontandom avversari di livello crescente. Un gioco piacevole da provare ancora oggi e che introduceva alcuni canoni nei comandi che sono stati utilizzati anche negli anni a seguire.

Altro caposaldo di quel periodo è The Main Event prodotto nel 1989 dalla Konami che proponeva scontri in tag-team tra personaggi con nomi di fantasia ma facilmente individuabili con i wrestler del periodo come Hogan, Steamboat, Koko ecc.

Ma sempre nel 1989 la Technos Japan acquisendo i diritti ufficiali della federazione regina del periodo, e cioè la WWF, se ne esce con WWF Superstars capolavoro di grafica e giocabilità in cui l'obiettivo era formare un tag-team per arrivare a sconfiggere i Mega Bucks. Sei i personaggi utilizzabili e file interminabili davanti al cabinato del videogioco.

Nel 1991 sempre Technos Japan replica con quello che, a mio parere, è il più grande videogioco arcade mai concepito: WWF Wrerstlefest. Grafica rivista, giocabilità se possibile migliorata , numero di lottatori selezionabili aumentato e in più una curiosa modalità Royal Rumble che aumentò ancora di più la longevità del prodotto. Questa volta il tag-team da sconfiggere per diventare campioni erano i Legion Of Doom. Non c'è che dire in due anni le tasche dei videogiocatori appassionati di wrestling si sono svuotate più di una volta!

Intanto le cose stavano piano piano cambiando nel mondo videoludico: i sistemi casalinghi si stavano avvicinando e talvolta superavano i sistemi da bar e quindi quella magia che le sale giochi sapevano sprigionare stava svanendo. La Acclaim ha cercato di cavalcare l'onda del successo di Mortal Kombat proponendo titoli basati su grafica digitalizzata ma che poco avevano a vedere con un incontro di wrestling come WWF Wrestlemania: The Arcade Game e WWF In Your House ma forse l'unico titolo degno di nota è stato Saturday Night SlamMasters di Capcom convertito poi anche per SuperNes.

Oramai i sistemi casalinghi avevano soppiantato i cosiddeiit coin-op ma anche in questo caso prima di arrivare ai successi odierni il povero videogiocatore ne ha dovuta fare di strada.

Ma questa è una storia che vi racconterò nel prossimo numero.

Per il momento.......SIGLA FINALE................

ARCHIVIO CROSSFACE: #14 WWE CENNI DI CAMBIAMENTO


Summerslam è passato agli archivi; Tra match più o meno buoni e sorprese nel main-event abbiamo due nuovi campioni: Randy Orton per il titolo dei pesi massimi e Alberto Del Rio che sfruttando la valigetta del Money In The Bank diviene il nuovo campione WWE. Un pay per view molto buono che conferma il trend positivo degli ultimi mesi in casa Stamdord.

Ma quello che “l'evento più caldo dell'estate” ha lasciato nelle menti di un po' tutti gli appassionati è la sensazione che una nuova era stia per cominciare. Ci sono diversi piccoli segnali che mi fanno pensare a ciò.

Partiamo dai fatti meno eclatanti: avete notato come il livello della violenza nei match stia gradualmente aumentando? Prendete ad esempio nell'ultimo pay per view Mark Henry vs Sheamus oppure Orton vs Christian. Solo fino a pochissimo tempo fa sarebbe stato impensabile rivedere wrestler che portano la loro contesa fino in mezzo al pubblico. Oppure anche il solo rivedere tutte quelle armi in un match senza regole sembrava oramai quasi un'utopia o ancora, per tornare nell'ambito dei tv-shows la streak di infortunati del già citato Henry.

Certo, e vero, questi sono casi che a prima vista parrebbero isolati e soprattutto sono tutti esempi accaduti nell'ultimo mese-mese e mezzo circa ma bisognerebbe avere gli occhi foderati di prosciutto o essere proprio dei blind-hater della compagnia dei McMahon per non ammettere che tutto l'insieme degli spettacoli WWE sta finalmente migliorando .

Il tutto ovviamente trainato da quella che in molti, me compreso, hanno già definito come la migliore storyline degli ultimi 5-6 anni e forse anche di più.

Quello che stanno tirando fuori a Stamford è veramente un qualcosa che ha il potenziale per poter ridefinire il concetto di wrestling e di sport-entertainment il tutto ovviamente favorito da grandissimi interpreti, CM Punk in primis, che con la loro presenza scenica e capacità al microfono aggiungono quel tocco in più ad una storyline che, come detto poco sopra, può settare un nuovo standard.

Anche in questo caso siamo ancora allo stato embrionale ma, se la federazione saprà mescolare sapientemente gli ingredienti di realtà e finzione con l'utilizzo anche dei social networks (anche in questo caso più di un accenno è già stato fatto), potremmo assistere a quella che ho già definito in passato la nascita di un nuovo tipo di keyfabe che è ciò di cui il wrestling in questo momento storico ha stramaledettamente bisogno.

La strada da percorrere è ancora lunga, le possibilità di errore ci sono e molto elevate ma intanto noi fans possiamo gustarci una storyline quantomeno affascinante nella quale al momento le domande sono molte e le risposte ancora nessuna.

Chi è stato il mandante di Kevin Nash a Summerslam? Lo ha fatto solo per soldi o fa parte di un potere più grande? C'è quindi una cospirazione contro Cm Punk? E Stephanie è in qualche modo coinvolta in questa storia? Vince è davvero sparito per sempre?

Sembra poi che John Cena possa essere vicino a un turn heel cosa che darebbe freschezza ad un personaggio che la maggior parte del pubblico non vuole vedersi imposto ma che oramai ha accettato come top face della federazione. Anche questa è una grande incognita che se gestita a dovere e inserita nel contesto di cui parlavo in precedenza può dar vita ad una serie di eventi a catena a livello di status (face o heel) delle varie superstars come non accadeva dai tempi del turn heel di Hogan e la formazione dell N.W.O.

Pensate che spettacolo: Cena heel magari come wrestler di punta di una corporazione guidata da uno o più McMahon contro un CM Punk pronto a smascherare e rendere pubblico qualsiasi gioco di potere in un misto realtà-finzione che porterebbe lo spettatore medio a seguire con interesse puntata dopo puntata e pay per view dopo pay per view. Certo, messa in questi termini sembra una cosa un po' schematica e ripetitiva ma provate a immaginare tutte le sfaccettature che possono derivarne considerando quanto complesso è il wrestling business dietro le quinte!

SIGLA FINALE...........

ARCHIVIO CROSSFACE: #4 IN LOVING MEMORY OF RANDY SAVAGE


Vi avevo lasciato lo scorso numero con una promessa ma non posso mantenerla, non oggi.

Ho appreso da poco la notizia della morte di “Macho Man” Randy Savage, un'eroe della mia infanzia, e mi sono subito fiondato alla tastiera per scriverne un suo ricordo. Non certo un'autobiografia; per quelle ci sono siti e persone più adatte di me.
Voglio scrivervi di emozioni; di chi come me ne ha vissuto l'epoca, le gesta, e ora il mito e mi perdonerete se ci saranno una marea di errori sia ortografici che storici ma sto scrivendo questo pezzo così di getto, di cuore, e come tale non voglio nemmeno rimettermi a guartdarlo e correggerlo.

Mi ricordo che nel nostro gruppo di bambini che seguiva la WWF di allora per noi era considerato il numero uno dei cattivi. Con quei movimenti veloci che a noi parevano di un vero pazzo, il trattar male la sua manageressa Ms Elizabeth, e l'arroganza di voler essere il migliore. Ma per noi non'era...c'era Hulk Hogan.

E poi le rivalità......prima fra tutte quella con Ricky Steamboat, quel volo da dentro il ring verso il rivale che sbattè la gola contro le transenne, Dan Peterson che diceva che a lui non piaceva questo, che avrebbe potuto ingoiare la lingua e rimanere soffocato. Ricordo che rimanemmo tutti scioccati; avevamo paura per la salute di Ricky Steamboat. Oramai l'uomo maschilista era il cattivo per eccellenza.

Poi però arriva Wrestlemania IV con il suo torneo e improvvisamente Macho Man passa nelle nostre simpatie anche perchè lo vince battendo tutti i cattivi che incontra lungo la sua strada e alla fine si allea pure con Hulk Hogan. Meglio di così! Nascono i Mega-Powers.

Tutti quindi a tifare Macho Man fino però a quando non si ingelosisce del rapporto tra Elizabeth e Hogan e la coppia scoppia. A Wrestlemania V è di nuovo il cattivo numero uno. E perde, perde su tutta la linea. Perde titolo e donna ma ne troverà presto un'altra.

Al suo fianco arriva Sensational Sherri, conquista il titolo di re battendo Hacksaw Jim Duggan e ricomincia a spadroneggiare con la sua pazzia. Sfida Ultimate Warrior e, anche qui perde tutto ma riconquista Elizabeth. Tutti felici e contenti, mi ricordo le signore del pubblico che piangevano dalla gioia. Noi invece eravamo un po' tristi perchè Macho Man, avendo perso, si è dovuto ritirare.

E poi la rivalità con Jake “The Snake” Roberts, iniziata subito dopo il matrimonio con Elizabeth. Il morso del Cobra, altro evento scioccante per l'epoca, ricordo che dopo il primo passaggio quella scena fu censurata. Il loro match a This Tuesday in Texas, match che attendevo al pari della rivincita tra Hogan e Undertaker.

L'incontro a Wrestlemania VIII contro Ric Flair per il titolo ma soprattutto per l'onore di Elizabeth, poi la faida con Crush terminata nel match a Wrestlemania X con l'incontro in cui lo schienamento era valido in ogni zona dell'arena e naturalmente vinto.

Poi di colpo Macho Man scompare dalla WWF e passa alla WCW e anche qui scrive la storia. Presente anche se da vittima alla nascita dell' NWO ne fa poi parte e vince anche qui varie cinture.
Il fisico però iniziava a trasformarsi così come il suo modo di lottare.
Intanto noi bambini degli anni 80 cresciamo e, col passare degli anni capiamo molte cose delle quali prima neanche ci ponevamo il problema e apprezziamo anche il Macho Man cattivo della decade scorsa così come apprezziamo l'NWO.

Passano gli anni e arriva internet, e scopriamo molte cose. Scopriamo della vita privata di Elizabeth e Randy. Elizabeth se ne va per sempre, maledetto Luger, Randy a poco a poco scompare dalle scene, ogni tanto fa qualche apparizione e noi giù ad osannarlo; in fondo ci ha accompagnato per tanti anni della nostra vita e mi sembra il minimo mostrargli un po' di riconoscenza.
Talvolta compare sulle cronache per qualche sua trovata stravagande ma in fondo chi se ne frega, è quasi come un prosieguo della Macho Maddness.

Nel frattempo Randy si risposa (cavolo avete visto come la sua ultima moglie somiglia a Elizabeth? ) e ci fa sapere tramite suo fratello Lanny Poffo di stare con le orecchie aperte perchè presto avremo un grande annuncio.

Non lo sapremo mai.........oggi 20 maggio 2011 Randy ci ha lasciati. Guidava la sua auto....un infarto,lo schianto e la morte. Brutto andarsene così.
Oggi muore anche un pezzo della mia infanzia, quando Superstars of Wrestling era un appuntamento fisso e i grandi eventi erano quattro. Quando tutti sembravano giganti e non ci interessavamo di push, mic-skill e cavolate varie. Insomma, quando guardavamo il wrestling.

R.I.P. RANDY POFFO

IN LOVING MEMORY

ARCHIVIO CROSSFACE: #3 ALTERNATIVI O NO? LE MODE DEL WRESTLING-WEB


Non sono un'animale da forum...non lo sono mai stato.

Mi limito a pochi interventi nelle discussioni che mi interessano e in cui sento di poter aggiungere un qualche contributo in più e nient'altro ma leggo; leggo con molto interesse i pareri degli appassionati sui vari forum e mi accorgo che, come nella vita reale si creano mode e falsi miti.

Prendiamo ad esempio l'ultimo fatto eclatante occorso in quel di Stamford: Christian riesce finalmente a conquistare il massimo alloro e la cattiva WWE cosa fa? Nello Smackdown successivo al ppv lo priva dell'agognata cintura a favore di Randy Orton! Subito sul web si sono sprecati i commenti più disparati, principalmente in negativo verso la scelta della compagnia colpevole di aver umiliato l'atleta canadese.
Ecco, Christian è uno di quegli atleti che io amo definire fenomeni da wrestling-web.
Sia chiaro, massimo rispetto per un professionista esemplare, mai fuori dalle righe, che dimostra un attaccamento al proprio lavoro fuori dal comune ma tutto ciò non basta per far si che possa essere considerato un numero uno. E' lampante come sia migliore di molti altri colleghi ma, e siate sinceri nell'analisi, trovatemi una sua caratteristica dove il giudizio possa essere di eccellenza.
Fisico, mic skill, capacità tecniche e atletiche, tutte voci su nelle quali il buon Jason dimostra una sufficiente, a volte anche buona preparazione ma per arrivare in cima alla montagna e conquistare il titolo non ci vuole un buon scalatore ma ce ne vuole uno eccellente.

Eccellenza che sta raggiungendo Randy Orton; un'altra figura sulla cresta dell'onda nel wrestling-web anche se in modo diametralmente opposto: da sempre considerato scarso sotto ogni punto di vista e ingiustamente pushato nel main-eventing in virtù di essere solo un raccomandato e nulla più. Ma stiamo scherzando? Certo, anche lui non è un atleta perfetto, anche lui ha i suoi limiti ma avete visto come vengono giù le arene sin dalle prime note della sua theme song? In WWE attualmente nessuno è come lui in quanto a risposta ottenuta dal pubblico. Ma i cosiddetti esperti del web lo hanno bocciato, forse perchè è un talento fatto in casa e non cresciuto nelle indies.

Le indipendenti sono un'altra moda del wrestling-web: tutto ciò che non fa parte delle major è oro mentre al contrario a Stamford e Orlando sono degli incompetenti e bla bla bla bla bla. Per carità ognuno è liberissimo di guardare ciò che vuole ma ci sono dei dati oggettivi che non possono essere controbattuti.
Per esempio è normale che chi ha più soldi possa permettersi il meglio sia in termini di atleti che di bookers che di tutto ciò che fa da contorno al prodotto wrestling; è la legge del mercato e il nostro sport -entertainment preferito non ne è esente, anzi, forse ne è ancor più sottoposto.
E poi, parliamoci chiaro, talvolta si legge delle mirabolanti gesta di atleti dal nome sconosciuto che si esibiscono in federazioni altrettanto sconosciute venendo presentati come la quint'essenza del wrestling. Poi succede che riesci a buttare un occhio su questi incontri e ti accorgi che oltre all'occhio hai buttato via anche del tempo.

Questa moda del wrestling-web di essere alternativi a tutti i costi nasce da alcuni opinionisti statunitensi (Dave Meltzer su tutti) che nel corso degli anni, con le loro crociate personali contro le majors e contro personaggi importanti e influenti del panorama del wrestling nordamericano, hanno fatto incetta di adepti che hanno espanso a macchia d'olio il loro Verbo. E, specialmente le nuove generazioni di appassionati (molti dei quali anche in Italia), hanno attinto alle parole di questi personaggi prendendole come verità assolute. Basta dare un'occhiata a ciò che è stato scritto da questi, chiamiamoli, esperti. Negli anni si sono scagliati a turno contro la WWE, la WCW, Hogan, Bischoff ecc. tutti attacchi portati nel momento di massimo splendore di queste entità e persone.
Andatevi a vedere gli awards del wrestling observer e fatevi quattro risate! Il problema però è che quello che è stato scritto resta e se a ciò viene dato così grande importanza si cade, con il passare degli anni, di creare una falsa memoria storica nella testa delle generazioni presenti e future (soprattutto quest'ultime) di appassionati.

In conclusione ciò che vorrei che la maggior parte degli utenti dei vari forum facesse è di crearsi una propria coscienza e conoscenza della disciplina senza voler per forza fare gli alternativi perchè, come dimostrato, nel wrestling-web fare gli alternativi oramai è una moda.

E non date per oro colato tutto quello che vi viene propinato dai cosiddetti espertoni perchè nella maggior parte dei casi sono opinioni frutto di un revisionismo storico che bene non fa al wrestling e alla sua fantastica storia.
Ma del revisionismo storico di certi soggetti e delle federazioni (eh si anche loro non sono esenti da colpe) parleremo nel prossimo numero di Crossface.

ARCHIVIO CROSSFACE: #2 I COMMENTATORI DI WRESTLING ITALIANI


Negli anni, nel corso delle trasmissioni di wrestling in Italia, molte sono state le voci che si sono avvicendate dietro al microfono per commentare le gesta dei nostri eroi con risultati più o meno soddisfacenti.
Innumerevoli le critiche a tali voci; critiche talvolta fondate ma talvolta invece frutto di invidie personali che si sono alimentate nel corso degli anni (quest'ultima affermazione riferita soprattutto al duo originale di Sky); invidie che non dovrebbero mai essere alla base di un giudizio, per quanto personale possa essere, sull'operato di altre persone. Si tende poi a preferire la telecronaca in lingua originale sottovalutando l'importanza di un commento nella nostra madrelingua. Importanza data da tre punti fondamentali:
  1. L'Italia, per anni,è rimasta molto indietro nell'apprendimento della lingua inglese complice anche un sistema scolastico non all'avanguardia e, solo da poco, gli studenti hanno la possibilità di impararlo in modo più approfondito grazie anche a vari strumenti di intrattenimento come internet oggi alla portata di tutti. Questo significa che ci sono molti meno spettatori (potenziali e effettivi) in grado di comprendere l'evolversi delle storyline ed ecco che un buon commento in italiano viene incontro a questa fascia di utenza.
  2. Un commento nella lingua madre di un qualsiasi paese sta a significare che una determinata compagnia ha puntato in quel paese stipulando contratti televisivi che possono solo portare benefici agli appassionati. Pensateci: se la WWE non avesse un contratto con Sky non avremmo di certo tour che toccano il nostro paese. E' successo già per molti anni e francamente sarebbe meglio non accadesse più.
  3. E' importante poi che il commento sia il più pertinente possibile a ciò che avviene sullo schermo. Il trattare la disciplina con il dovuto rispetto, il non renderla una pagliacciata senza senso. Questo è a parer mio requisito fondamentale per creare una cultura del wrestling che, francamente, in Italia scarseggia complice anche l'ultimo boom che non ha partorito una passione ma bensì una moda.
Io, che in circa 25 anni di wrestling ne ho sentite di cotte e di crude mi sento di poter esprimere il mio giudizio conscio del fatto di essere il più obiettivo possibile.
Vado quindi a dare un voto a queste voci cercando di motivare tale giudizio e premettendo che se alcuni commentatori non sono presenti in questa pagella è perchè non li ho potuti seguire con costanza (vedi i commentatori della WWE e della ROH su Dahlia TV o il ritorno di Valenti & Recalcati al commento di Raw International su Italia 2). Allora cominciamo in rigoroso ordine sparso:

Tony Fusaro: 6,5 il capostipite, la prima voce che ha accompagnato l'infanzia di ognuno di noi della old school. Voce gradevole, mai volgare, riusciva a raccontare esattamente ciò che avveniva nel ring aggiungendo autentici tocchi di classe come quando asseriva di essere in diretta dal palazzetto dello sport di Tokyo oppure il coniare nomi in italiano ad effetto per le mosse come il laccio californiano o il volo d'angelo.
Dava il meglio di sè in accoppiata con la doppiatrice Cristina Piras con la quale curò anche la simpatica rubrica dell'angolo della posta.

Dan Peterson: 9 per noi fan della prima ora è "the voice". Ha commentato tutte le più belle faide dei meravigliosi anni 80 con il suo inconfondibile slang e le sue espressioni entrate nella storia. Riusciva a seguire ciò che accadeva nel ring e nello stesso momento parlare anche di altro (la madre che incontrava Ric Flair al supermercato, il suo barbiere Enzo ecc.) con una carica, una simpatia che difficilmente ritroveremo in altri personaggi. Col senno di poi non raggiunge il 10 perchè anche lui commetteva alcuni errori (come quello sui Rockers in cui asseriva che Michaels & Jannetty erano i Rock'nRoll Express della NWA) e per alcune telecronache nel nuovo millennio di WCW, WWE e NWE che non rendevano merito alla sua fama. Ma evidentemente questo non è più il suo wrestling. Emozionante il suo ritorno al commento nei dvd della Gazzetta dello Sport dedicata ai miti del ring degli anni 80.

Jim Corsi: 4,5 Tele +2 pensava che affidare il commento ad un americano trapiantato in Italia fosse la strada naturale per sostituire Dan Peterson e quindi la scelta cadde su questo ex giocatore di hockey su ghiaccio. Mai scelta fu più sbagliata. Telecronache sconclusionate come il suo italiano portarono almeno da parte del sottoscritto a vedere le puntate di Wrestling Spotlight quasi controvoglia. E chiunque sà che quando le cose vengono fatte per routine e la routine porta alla noia ci si disaffeziona a tali cose. Per fortuna non è successo ma il rischio è stato grosso.

Mario Mattioli: 6 Si proprio lui, il giornalista Rai ha commentato il wrestling attorno alla metà degli anni 80 per alcune emittenti private. Aveva un approccio molto giornalistico specialmente nella presentazione dei vari wrestler anche se poi durante i match si concedeva qualche divagazione. Senza infamia e senza lode.

Paolo Cavallone & Sergio Sironi: 3 Questi due vanno obbligatoriamente messi assieme. Chiamati da Italia Uno a commentare vecchissime puntate di WCW Nitro come veicolo promozionale per le action figures in vendita in quel perioddo, i 2 non avevano benchè minima conoscenza della disciplina. La protesta dei fan fu alta anche perchè alte erano pure le aspettative per il ritorno in tv del "catch".

Giacomo Valenti: 2 L'apoteosi della schifezza. Tutto quello che un commentatore di wrestling NON dovrebbe fare e invece fà. Il prodotto WWE completamente snaturato, storyline appena accennate, nomi storpiati e via dicendo. Una generazione di fan cresciuta a suon di "look my face", "mucho gusto", e "la razaaaaaaaa". Certo lui faceva il lavoro che l'azienda gli ha chiesto di fare però la spocchia con la quale durante le trasmissioni rispondeva allo zoccolo duro degli appassionati resta.

Christian Recalcati: 1 Doveva essere l'esperto. Il commento tecnico, la voce seria accanto a Valenti. Niente di tutto questo. Si è lasciato trascinare nello squallore generale senza far niente per venirne fuori ma anzi, sguazzandoci dentro. Mai un tentativo di spiegare una storyline, qualsiasi mossa per lui si trasformava in: "una sorta di......". E' lampante come sia stato a questo gioco al massacro (del wrestling) per tentare la carriera in tv.

Michele Posa: 7,5 è il più preparato di tutti e si sente. Perfetto nella proposizione delle storyline e delle mosse pecca un attimino in eccessive gag che talvolta paiono troppo forzate. Comunque un leader nella sua categoria.

Luca Franchini: 6,5 molti criticano il suo tipo di commento a volte sboccato e un pò volgare ma per me, affiancato al Posa formano un'ottima combinazione. E' un tifoso di wrestling e si sente ma è così che ogni tifoso dovrebbe seguire la disciplina. Poi negli ultimi tempi si è pure dato una calmata: meno sboccato e urlone e più attento a ciò che accade nel ring. Sicuramente molte delle critiche che gli sono rivolte sono dovute a invidie personali alimentate nel corso degli anni e che ora sono diventate una moda negli utenti più giovani.

Salvatore Torrisi & Fabrizio Redaelli: 7,5 Vanno messi obbligatoriamente assieme perchè è assieme che danno il meglio. Piacevoli da ascoltare, mai noiosi nell'esposizione, riescono a rendere le telecronache divertenti e competenti al tempo stesso cosa non facile dato che in molti ci hanno provato con risultati scadenti. Sono gli eredi naturali di Franchini & Posa.

Paolo Lanati & Paolo Mariani: 5 Risuleterbbero anche simpatici e preparati ma, imperdonabili, sono le rotture della keyfabe presenti soprattutto nei dvd della Gazzetta dello Sport. Questo volersi per forza incuneare nei meandri della disciplina è ciò che ogni vero fan di wrestling non vorrebbe mai sentir uscire da degli altoparlanti! E poi molti errori nella pronuncia dei nomi sia dei wrestlers che dei ppv's fanno si che il duo scenda sotto la sufficienza. Peccato perchè il potenziale è molto alto.

Terry Idol & Giuseppe “The King” Danza: 4,5 No, decisamente non ci siamo. Telecronache troppo urlate, anzi tutte urlate. Non capisco il perchè di questa impostazione in considerazione del fatto che i due sono dei wrestlers e conoscono ciò di cui stanno parlando. Un'altra occasione persa per realizzare qualcosa di buono.

Ci sarebbe un altro personaggio di cui parlare che per i toscani della mia generazione è un vero e proprio mito e appena recupererò un po' di materiale potrei farne uno speciale. Il suo nome è Andrea Fastame e credetemi quando vi dico che ai tempi era quasi diventato un'icona.

Per questa settimana è tutto...........SIGLA FINALE...........

ARCHIVIO CROSSFACE: #1 GESTIRE UNA FEDERAZIONE


Benvenuti al primo numero di Crossface, la rubrica che tratterà di wrestling in una maniera per così dire generalista o, come avrebbe detto il compianto professor Scoglio “ad minchiam”, nel senso che, salvo grandi fatti di cronaca cercherò di rendervi partecipi delle mie elucubrazioni mentali da appassionato old school.

E proprio da una di queste mie riunioni personali con il mio cervello mi sono posto una domanda: “come strutturerei una federazione di wrestling in modo tale da farmela piacere?”.

Vedete, io che seguo la disciplina sin dai favolosi anni 80 sono legato ad un modo di intendere il wrestling forse un po' antiquato ma che, diversamente da quello proposto oggi, lascerebbe spazio a meno critiche rispetto al prodotto offerto oggi giorno soprattutto dalla WWE.

Cercherei di dare più spazio al lato per così dire sportivo della disciplina dimi
nuendo la componente entertainment senza comunque toglierla completamente perchè, come ha asserito Vince McMahon ultimamente, per attrarre il maggior numero possibile di spettatori bisogna miscelare un po' tutti gli ingerdienti. Proporrei un ranking nella mia federazione; ranking che sarebbe ovviamente reso pubblico e aggiornato di mese in mese in virtù dei vari incontri proposti nelle puntate settimanali degli show. Dal ranking poi potrebbero svilupparsi feuds per migliorare la propria posizione, oltre alle faide sviluppatesi nella maniera che vediamo oggigiorno. Tutto questo per arrivare al Big One, al titolo della federazione che deve essere l'obiettivo principale di ogni wrestler e non un semplice ammennicolo di contorno. Questo è quello che manca secondo me alla WWE di oggi. Manca la percezione di lottare per qualcosa, di primeggiare sugli altri. E, ovviamente i wrestler non vanno “costruiti” a tavolino. O meglio: si può lavorare sull'evoluzione del personaggio ma non si può pretendere di imporli al pubblico. Hogan, Warrior, Andrè, Savage, Austin, Taker ecc. non hanno mai avuto difficoltà a farsi apprezzare dalla gente perchè carismatici per natura; il carisma è una dote che non si può costruire. Ecco perchè Cena non è totalmente apprezzato nelle arene e invece Orton si. Ecco perchè la gente si sta disaffezionando alla WWE. Un prodotto troppo preconfezionato in cui l'entertainment è predominante rispetto alla componente sportiva. E il vero fan di wrestling trasloca verso altri lidi.
Per questo primo numero di Crossface è tutto. Appuntamento al nr.2 in cui parleremo di....di...chi vivrà vedrà!

ARCHIVIO CROSSFACE: #9 DI TUTTO UN PO'


Invece che di un argomento specifico voglio prendere le notizie che, almeno per me, questa settimana sono state le più importanti e cercare di svilupparle in modo da poter alimentare una discussione tra voi utenti nel nosrtro forum. Senza perdere troppo tempo in inutili chiacchiere partiamo subito a bomba:

CM PUNK LASCIA LA WWE: La notizia era nell'aria già da tempo e ora sembrerebbe ufficiale: dopo il ppv Money in The Bank il contratto di Punk con la federazione di Stamford terminerà e il wrestler non ha nessuna intenzione di rinnovarlo. Ora, se la notizia è vera al 100%, difficilmente Punk uscirà vincitore al prossimo ppv dato che vedo impossibile che McMahon permetta ad una sua cintura di essere in possesso di un atleta non più sotto contratto con la compagnia. Il passato insegna e una scena come quella di Madusa in WCW penso che non la rivedremo più. Si sono poi sprecati commenti sul web contro la decisione della WWE di lasciar andare via uno dei migliori, se non il migliore, worker presente nel proprio parco atleti e queste critiche mi trovano concorde ma solo in parte. Punk è si atleta completo sotto tutti i punti di vista; eccellente sia al microfono che nelle abilità in ring però secondo il mio punto di vista tutto deve essere rapportato alla situazione generale del wrerstling made in WWE; una situazione di assoluta piattezza (badate bene non mediocrità) in cui ogni performer sembra quasi creato con il copia e incolla e differenziato in piccolissime parti l'uno con l'altro. E in questa situazione appare chiaro come uno come CM Punk spicchi particolarmente. Penso però che se andiamo indietro nel tempo e ci posizioniamo in una WWE dove le forti personalità oltre che i grandi fisici la facevano da padrone uno come il wrestler di Chicago non avrebbe mai potuto puntare ai massimi allori anche solo per una mera questione fisica.
Tornando alla notizia spero comunque che tutto possa essere un work creato ad hoc dalla WWE che per una volta ,come raramente è successo negli ultimi anni, è riuscita a gabbare tutti gli insider sparsi per il web mondiale.

HOGAN VS WARRIOR: io proprio Warrior non riesco a capirlo: dopo anni salta fuori con queste storie da backstage su Hogan e la sua ex moglie che francamente mi sembrano delle sparate atte solo a far tornare un po' di attenzione sul suo personaggio. Voglio dire: quanti libri ufficiali e non, quante autobiografie, quante dichiarazioni, quante interviste ci sono state nel corso degli anni passati fino ad oggi fatte dalle varie superstars del periodo? E nessuno che ha mai tirato fuori queste storie? E pensare che gente che ha sparato contro Hogan ce ne è stata; non pensate che sarebbero venuti fuori molto prima questi fatti? Io credo che tutto questo sia solamente un fatto di gelosia per ciò che Hogan è stato per il business e che invece Warrior non è riuscito ad essere. Se prendiamo come esempio il dvd prodotto dalla WWE sull'ultimo guerriero è palese che molti dei fatti narrati siano stati ingigantiti allo scopo di far passare Warrior come un soggetto totalmente inaffidabile però è altresì vero che alcuni fatti stanno a dimostrare la poca affidabilità del personaggio.E comunque come era bello quando certi meccanismi del backstage non erano ancora stati svelati. Quando leggo queste notizie mi viene un pizzico di nostalgia verso certe atmosfere che oramai non torneranno più.

IMPACT WRESTLING FUORI DA ORLANDO?: favorevolissimo a questa scelta senza ombra di dubbio. Una compagnia che vuole mirare ad essere leader nel proprio settore non può pensare di restare confinata nel proprio nido ma deve muoversi, farsi vedere da un pubblico diverso e quindi anche da potenziali nuovi investitori; in poche parole deve espandersi. Ritengo che questo sia un passo fondamentale per la crescita della TNA e che finalmente si possa pensare più in grande. Certo la strada per poter anche solo minimamente impensierire la WWE è ancora molto lunga ma se i riscontri economici saranno degni di nota e la compagnia non farà passi più lunghi delle proprie gambe (vedi il tentativo troppo affrettato di una nuova Monday night war) allora tra qualche tempo potremmo finalmente avere prodotti sempre migliori nelle due major perche finalmente la WWE avrà una seria concorrente. In fondo le qualità creative ad Orlando non mancano. Incrociamo le dita.

Per finire alcune considerazioni sparse:
  • Avete visto le recenti foto di Batista? Siete quindi convinti che il wellness program della WWE sia uguale per tutti?
  • - Chavo Guerrero ha risolto il proprio contratto con la WWE: Sicuramente on-screen non ne sentiremo la mancanza ma nel backstage qualcosa è cambiato.
  • Ma le avete viste le prime immagini della All Wheels Wrestling? Parafrasando Dervis Fontecedro,il personaggio interpretato a Mai dire gol da Luttazzi non posso che esclamare: disgustorama, disgustomatico!

SIGLA FINALE.................

ARCHIVIO CROSSFACE: #8 A VOLTE RITORNANO!


Carissimi amici questa settimana abbiamo avuto purtroppo la conferma che a commentare Raw International (e non Smackdown come precedentemente annunciato) daranno proprio coloro che avevano già commentato la WWE sulle reti Mediaset e cioè Giacomo Valenti e Christian Recalcati.

Inutile dire che molto probabilmente si ricomincerà da dove abbiamo lasciato e cioò da una telecronaca che lascia moltissimo a desiderare sotto il profilo della competenza e della qualità.

Ogni appassionato di wrestling dovrebbe sentirsi offeso dal trattamento riservato da Mediaset nei confronti della disciplina e, anche se tutto ciò si rivelerà inutile, dovrebbe far sentire la sua voce al riguardo.

E anche vero che forse è sbagliato dare dei giudizi prima del tempo anche perchè andando a vedere sulla bacheca della pagina Facebook di Ciccio Valenti sembrerebbe che qualcosa di diverso possa essere proposto anche se su alcune risposte continuo a rimanere perplesso.

Andando quindi a ritroso nel tempo e prendendo le precedenti telecronache come base di partenza vorrei dire cosa non andava nel suo commento che, alla fin fine, potrebbe anche essere pertinente al prodotto WWE.

Anzitutto bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare e precisare che Giacomo Valenti è un gran professionista apprezzabile sia in veste di speaker radiofonico che nelle sue innumerevoli comparsate in tv. Certo, il suo è un umorismo a volte un po' pecoreccio ma comunque svolge al meglio i compiti che di volta in volta la rete gli chiede di svolgere.

Quindi, costruendo un tipo di commento sullo stile di quello americano, Valenti sarebbe quello che viene chiamato in gergo americano il Color Commentator, cioè quello che affianca la voce principalem dando una nota di colore in più a ciò che accade sul ring o sul campo di gara. Nota che può anche essere umoristica ma sempre restando nei termini di ciò che si sta commentando. Cioò, per fare un esempio, Dan Peterson parlava del suo barbiere Enzo nel momento in cui sul ring combatteva Brutus “The Barber” Beefcake, oppure parlava di Sumo quando c'era Yokozuna.

Ecco, questo è quello che io chiamo, andare fuori dal contesto in ring ma sempre in maniera pertinente al ring stesso.

Nel commento proposto precedentemente da Italia Uno tutto questo non c'era e anzi, Valenti diventava la voce principale togliendo spazio a quello che doveva essere l'esperto in questione e cioè Recalcati.

Ecco, quello che proprio non va alla fin fine nell'accoppiata è Christian Recalcati.

Chi bazzica nel wrestling web da diversi anni sa delle vecchie guerre tra i vari siti, io le ho vissute principalmente da spettatore, ma molti asseriscono che tutte le competenze di cui si vantava Recalcati non erano assolutamente farina del suo sacco.

Effettivamente dopo averlo sentito al microfono non posso certo dare torto a queste voci, anzi mi sento di avvalorarle in pieno e continuo con il dire che ha sfruttato il momento del boom del wrestling per lanciarsi in una carriera televisiva che francamente non posso giudicare delle più impeccabili vedi, ad esempio, la deplorevole prova al microfono durante la telecronaca di Juventus-Inter in cui ha ripetutamente insultato i giocatori bianconeri e i suoi tifosi.
Va bene che questa doveva essere una telecronaca di parte ma qui si è veramente toccato il fondo perchè se andate a sentire, che so sempre per restare in casa nerazzurra, Scarpini vi accorgerete che è tutta un'altra classe.

Se ci avete fatto caso, nel corso delle vecchie telecronache di Smackdown, Recalcati non era in grado di dire una moosa che fosse una e, a costo di essere ripetitivo, si è lasciato trascinare nell'assurdo teatrino messo in piedi da Valenti che, ripeto, se istruito a dovere, potrebbe risultare piacevole come color commentator.

In conclusione, se fino a qualche anno fa gridavo assieme al Forum di Assago il mio disappunto verso Giacomo Valenti, oggigiorno posso affermare che il vero punto debole dell'accoppiata è senza dubbio Christian Recalcati.

E adesso attendo di sentire le nuove telecronache sul digitale terrestre lieto di sbagliarmi e di sentire finalmente il migliore commento sulla piazza. Ma non sono fiducioso.

ARCHIVIO CROSSFACE: #7 WWE IN CHIARO. NUOVO BOOM?


E' di pochi giorni la notizia del ritorno in chiaro su Mediaset del wrestling con l'edizione International di WWE Smackdown trasmessa con sette giorni circa di ritardo dal nuovo canale su piattaforma digitale terrestre Italia Due.

Si parla già di nuovo boom, del timore sui commentatori che l'emittente chiamerà in causa, andiamo quindi ad analizzare l'argomento cercando di evidenziarne i pro e i contro per avere le idee un po' più chiare e vedrete che la situazione non è così disastrosa come sembra ma che, almeno al momento non bisogna certo gridare al miracolo o invocare il nuovo Rinascimento della disciplina.

Cominciamo con il dire che Italia Due è un'emittente che ancora deve nascere e che, essendo un canale su digitale terrestre, ancora non è disponibile per tutto il territorio nazionale; questo almeno fino al completo switch off delle frequenze analogiche.
Va da se quindi che la WWE non sarà almeno inizialmente fruibile per tutti; un po' come accadeva ai tempi delle trasmissioni di Afterburn e Bottom Line su K2.

Cìè poi da considerare che la fascia pomeridiana non è propriamente ben vista dal Moige e ciò potrebbe portare a numerosi problemi in termini di trasmissione delle puntate. Già qualche anno fa, sempre su K2 si ebbero di questi problemi e non vorrei che si ripetessero nella stessa maniera.
C'è da considerare però che il tipo di prodotto è leggermente cambiato rispetto a qualche anno addietro e qui arrivano le mie preoccupazioni e riguardano il tipo di commento proposto.

Se andiamo a vedere la WWE ai tempi di Italia Uno, benchè spesso e volentieri presentasse un tipo di wrestling qualitativamente più basso, essa presentava storyline un filino più complesse e per un pubblico più adulto a differenza di oggi in cui si è chiaramente scelto di virare verso un prodotto per famiglie.

Già in quel periodo Mediaset, dopo aver provato con Dan Peterson, decise di rendere il tutto molto più leggero passando alla famigerata accoppiata Valenti-Recalcati, con i risultati che tutti ricordiamo.

La cosa positiva è stata che, visto il crescente aumento degli ascolti ci fù una vera e propria nuova età dell'oro per il wrestling e non solo per quanto riguarda la WWE:
Abbiamo avuto la possibilità di ammirare la NJPW, la CZW, la NWE; riviste, programmi tv, gadget di ogni sorta ma il tutto una volta terminata la moda con la sospensione dei programmi WWE dalle reti Mediaset (perchè oramai il wrestling aveva fatto il suo tempo e il caso Benoit è stato usato solo come pretesto, questa è la verità), puff, tutto svanito nel nulla. Vi siete mai chiesti il perchè?

Semplice perchè tutto questo boom, questa voglia di wrestling era nata su basi totalmente sbagliate grazie alla scelta fatta da Italia Uno di trattare il tutto come una pagliacciata, senza dare il giusto risalto alle storyline e ai vari wrestler. Ricordo ancora benissimo comne, durante la tappa di Milano del Passport to Pain tour, che segnava il ritorno della WWE in Italia, molti spettatori sentivano la mancanza di Ciccio, urlavano La Rassaaaaaa, Yo Yo, Mucho Gusto, Taribo ecc. e come non ricordare il cartellone, ripreso anche dalle telecamere di Stamford con un bel Look My Face scritto a caratteri cubitali, uno dei cavalli di battaglia di Valenti?

Tutte queste basi errate hanno portato la maggior parte del pubblico a considerare il wrestling la solita americanata, dove i lottatori sono clown da circo e niente più. Chiaro come questo tipo di spettacoli sia destinato ad avere una data di scadenza non poggiandosi su solide basi.

In poche parole lo scorso boom fu solo di tipo commerciale e non portò un benchè minimo di cultura della disciplina negli appassionati tranne ovviamente quelli che hanno avuto interesse ad approfondire in maniera autodidatta la materia e sono quelli che, esclusi i cosiddetti vecchietti come il sottoscritto rappresentano oggi lo zoccolo duro degli appassionati.

Ora, la speranza è che Mediaset abbia fatto tesoro degli errori e delle lamentele degli appassionati del passato e se ne esca fuori con un prodotto quantomeno più rispettoso nei confronti almeno di chi quello show lo crea e lo fa così da poter generare, sempre che Italia Due riscuota successo e sia visibile a tutti gli italiani, una nuova generazione di appassionati che possa non sparire appena la trasmissione verrà accantonata per esigenze televisive.

Voi mi potrete controbattere che ci sono mille e più modi per poter vedere il wrestling più o meno leciti. E' vero ma magari c'è anche chi, per i motivi più disparati, non può usufruire di tali possibilità e questa nuova trasmissione in chiaro rappresenta la manna dal cielo e poi cìè anche chi, non ha nemmeno idea di cosa sia il wrestling e magari vedendo la trasmissione potrà appassionarsi alla disciplina come successe ai tempi di Italia Uno con la differenza che, se proposto in maniera adeguata, questi nuovi appassionati avranno idea di cosa veramente stanno guardando e saranno invogliati a continuarne la visione.

Con queste basi potremmo quindi avere un numero sempre maggiore di appassionati e una miglior diffusione della vera essenza del wrestling, della famosa cultura della disciplina che non può far altro che bene anche in rapporto a tutti quegli articoli francamente censurabili che appaiono e apparivano di tanto in tanto sui quotidiani nazionali.


In conclusione quindi possiamo affermare che il ritorno della WWE in chiaro è una di quelle notizie che, se supportate da fatti concreti, possono fare il bene del movimento in Italia e quindi che boom sia, ma che sia con basi serie.

ARCHIVIO CROSSFACE: #5 QUANDO L'OCCHIO E' TROPPO CRITICO


Spesso e volentieri si leggono critiche in giro sul web da parte di appassionati che, per un motivo o un altro tendono a considerare spazzatura una federazione piuttosto che un'altra. Gusti personali direte voi. Può darsi ma ciò viene sovente accompagnato da una generale disaffezione al prodotto wrestling, principalmente quello delle major ma, in alcuni casi, anche a quello proposto dalle indipendenti.

A tal proposito mi sono quindi posto una domanda, una sola, semplice nella formulazione ma articolata nella risposta che comunque per quanto mi riguarda è una sola.
Mi sono domandato il perchè di questa disaffezione verso la disciplina, di questo seguirla quasi come una routine, un'abitudine ormai consolidata che però viene espletata con apatia da parte del fan.
E sapete quale risposta mi sono dato? Che la colpa è tutta degli smart.

Fermi, prima di lanciarvi in insulti di vario tipo contro il sottoscritto lasciatemi esprimere il concetto puntualizzando che non do la colpa a tutta la categoria degli smart ma solo ad una certa sottocategoria di questi che però si credono di essere loro i veri depositari del sapere.

Iniziamo anzitutto a spiegare cosa è uno smart: Un fan smart e colui che si approccia al wrestling sapendo della predeterminazione sia a livello di storyline che nell'esito degli incontri. Niente di più, niente di meno. Nel corso degli anni lo smart ha subito un'evoluzione che io chiamerei per convenienza smart 2.0 (Azz che originalità).

Lo smart 2.0 aggiunge, oltre alle caratteristiche dell'originale, un occhio più critico riguardo allo svolgimento degli incontri durante i quali la storia sul ring deve filare perfettamente conseguenza dell'amalgama degli atleti coinvolti sul quadrato, riguardo anche altri aspetti come la pulizia nell'esecuzione delle mosse, la costruzione e gestione dei personaggi, il minutaggio degli eventi ecc.

Insomma, per farla breve la versione potenziata dello smart sta così tanto attento a molti di quei fattori da distogliere l'attenzione dal vero punto focale, dal principio che deve essere alla base di ogni appassionato di wrestling e cioè il coinvolgimento e di conseguenza il divertimento.

Voglio dire: come può una persona divertirsi, ad esempio, se quando guarda un film al cinema presta più attenzione alle riprese del regista piuttosto che al modo di muoversi e parlare di un attore piuttosto che altro. Il vero divertimento, il vero gusto sta nel lasciarsi coinvolgere dalla trama appassionandosi magari ad un determinato personaggio e vedere poi come va a finire il tutto.

Allo stesso modo ciò dovrebbe accadere nel wrestling: io ad esempio continuo a divertirmi, in TNA più che in WWE ultimamente, perchè ci sono storie che mi appassionano, wrestler di cui sono un mark convinto, dei quali mi incavolo come una biscia se perdono un incontro.
Poi a mente fredda posso ragionare delle logiche del business, del perchè a quel determinato lottatore sia stata assegnata una sconfitta piuttosto che una vittoria ma tutto finisce lì.

Vi porto ad esempio il match a Wrestlemania 27 tra Undertaker e Triple H. In ottica smart 2.0 la costruzione del feud è stata inesistente, il match carico di pathos ma troppo lento con molte pause per poter essere considerato un classico. Ma provate a guardarlo da un lato meno critico: due atleti che a modo loro hanno fatto la storia del wrestling decidono di sfidarsi l'uno contro l'altro o meglio, Triple H, un atleta che ha fatto la storia del wrestling vincendo titoli su titoli (e non mi importa delle politiche del backstage; quelle sono cose da smart 2.0; mi importa di ciò che vedo sul quadrato), decide di sfidare Undertaker nel suo palcoscenico ideale; quello di Wrestlemania dove il becchino non ha mai perso. I due incrociano gli sguardi, non serve altro la sfida è lanciata e l'attesa è già spasmodica. I due arrivano finalmente a scontrarsi sul quadrato e dopo una battaglia durissima a suon di colpi micidiali (badate bene non di voli da saltimbanco o di tecniche sopraffine), come si conviene a due atleti di quella stazza, il deadman riesce ad avere la meglio mantenendo intatta la sua leggendaria striscia di vittorie.

Beh, mi sembra un modo un po' più esaltante di seguire il tutto no?

Quello che voglio far capire è che il guardare a qualsiasi cosa con occhio troppo critico porta a perdere quella magia che è alla base dell'attaccamento e della passione verso qualsiasi forma di interesse personale, magia e passione che è alla base del divertimento verso quella passione stessa-

Nel caso del wrestling è il perdere quell'illusione che tutto possa essere vero anche se sappiamo che non è così, che sul ring due uomini se le danno di santa ragione per prevalere sull'avversario a causa dei motivi più disparati. Che quei due uomini sono wrestler, lottatori e non performer, altrimenti diamo ragione a Vince McMahon e alla WWE quando asseriscono che loro propongono intrattenimento e non puro e semplice wrestling.

Finchè questo connubio di cose ed eventi continuerà a darmi emozioni io sarò soddisfatto e chi se ne frega se tutto ciò è stato fatto alla perfezione oppure no. In fondo quello che voglio vedere è wrestling e voi?

ARCHIVIO CROSSFACE: #6 SI PUO' COSTRUIRE LO STAR-POWER?


Si discute molto delle nuove generazioni di wrestler (o superstars o ancor meglio entertainer) e, la maggior critica che viene rivolta a tali personaggi sono la mancanza di star-power e l'essere eccessivamente costruiti a tavolino dal booker di turno. Tale critica mi sembra assolutamente fondata e per dar forza a questa tesi vi porterò ad esempio un wrestler del passato con qualche nota autobiografica per rendere più comprensibile il tutto, confrontandolo con una superstar del presente. Il tutto tenderà a dimostrare che.....beh, leggete tutto l'editoriale e lo scoprirete! Per qualsiasi critica, o per aprire un dibattito c'è ovviamente il forum n el quale potrete scatenarvi con le vostre opinioni.

Diamo quindi fiato alle trombe e iniziamo con:

HULK HOGAN: classe 1953, il giovane Terrence Gene Bollea viene notato dai fratelli Gerald e Jack Brisco mentre compie degli allenamenti in palestra offrendogli la possibilità di diventare un wrestler. Bollea, che era un appassionato sin da bambino accetta finendo per essere allenato da Hiro Matsuda. La storia è nota: dopo l'esordio nel 1977 con il nome di The Super Destroyer e aver interpretato i personaggi di Terry Boulder e Sterling Golden approda alla NWA dove comincia a farsi chiamare “The Incredible” Hulk Hogan grazie al suo fisico imponente,
Passato poi alla WWF di Vince McMahon sr con la prospettiva di diventare l'atleta simbolo della comunità irlandese lascia la federazione quando gli fù negato di partecipare alle riprese del film Rocky III pena l'esclusione dalla federazione stessa. Hogan, vista anche la sua crescente popolarità preferì la scelta cinematografica interrompendo così l'ascesa ai vertici della compagnia.
Passò quindi alla AWA di Verne Gagne dove, visto il crescente successo tra il pubblico passò dalla parte dei face.
Vince McMahon jr non si lasciò quindi l'occasione di richiamarlo in quel di Stamford, dopo una fortunata parentesi di Hogan in Giappone dove venne osannato e rispettato, sia come face che come heel, al pari dell'idolo di casa Antonio Inoki.
McMahon decise di puntare tutto sul biondo lottatore e mai scelta fù più azzeccata. Nasce l'Hulkamania e con esso il concetto di wrestling moderno.
E' palese come se da un lato ci sia l'intuizione di McMahon di fare di Hulk l'uomo di punta della compagnia, dall'altro lato ci sia stata la capacità di Hogan di interpretare al meglio il ruolo assegnatoli forte di una notevole esperienza fatta negli anni precedenti e di quell'appeal innato che aveva nei confronti delle folle grazie ad una presenza scenica impressionante se paragonata ad un uomo comune che lo rendevano appunto fuori dall'ordinario.
Si può quindi affermare con certezza che Vince McMahon non ha fatto altro che prendere un personaggio, che si era già costruito da se negli anni, e sfruttare le caratteristiche che questo personaggio offrriva. Non a caso, quando si è cercato il degno successore di Hogan le cose non sono andate per il meglio vedi ad esempio Ultimate Warrior.
Un Hogan che ha saputo reinventarsi anche nel ruolo di heel in WCW con risultati altrettanto grandiosi, basti pensare che comunque sia una buona fetta di pubblico ha continuato a seguirlo ed apprezzarlo riempiendo le arene ogni qual volta il suo nome era parte integrante della card. Tutto ciò anche se in maniera differente succede anche oggi quando il nome di Hogan spunta in qualche federazione come la TNA o in qualsiasi altro progetto. Questo vuol dire che Hulk si è guadagnato la gloria attraverso gli anni soprattutto grazie alla sua persona e non con complicate costruzioni di personaggi a tavolino.

Confrontiamo quindi Hogan con il simbolo indiscutibile, che vogliate o meno è così, del wrestling moderno:

JOHN CENA: classe 1977, per cui ancora giovane, debutta nel 2000 nella UPW allora piccola federazione satellite della WWE, con la gimmick di Prototype che doveva rappresentare l'incarnazione dell'uomo perfetto. Nel 2001 firma un contratto con la federazione di Stamford e viene spedito nella OVW. Il debutto televisivo avviene nel giugno 2002 a Smackdown . Dopo alcuni feud tra i quali da ricordare quelli con Kurt Angle, Chris Jericho e Rikishi, Cena forma un duo rapper con Bull Buchanan. Inizialmente schierato dalla parte degli heel, Cena, arriva a sfidare Brock Lesnar perdendo e subendo un infortunio dalla next big thing.
Ritorna sfidando e perdendo di nuovo contro Lesnar. Di li a poco il passaggio tra i face e l'escalation che lo porterà a vincere prima il titolo degli Stati Uniti e da lì in poi raggiunge i vertici della federazione conquistando titoli su titoli. Pur essendo il top face della WWE il pubblico inizia a voltargli le spalle complice anche le scelte scellerate del booking team che lo presentano un po' come un'atleta invincibile cosa che va un po a cozzare contro i dettami del wrestling che va dalla fine degli anni 90, cioè dalla Monday Night War, ad oggi.
Il pubblico poi, specialmente quello di una fascia di età medio alta percepisce il personaggio di Super Cena come un'imposizione della WWE e non lo gradisce. Questo perchè si ha la sensazione che la compagnia voglia appunto imporre un personaggio nato e cresciuto con la federazione stessa a discapito magari di wrestler con un background a livello internazionale più ampio (chi ha detto Jericho? ) ma che, secondo le logiche di casa Stamford, lascerebbero intendere che i loro prodotti sono peggiori e che quindi non sono la federazione numero uno al mondo.
La differenza quindi tra il personaggio di Cena e quello di Hogan, come si può notare, è che il primo è interamente costruito a tavolino per far breccia nel cuore dei giovanissimi o di chi segue la WWE senza un minimo di cognizione sulle altre realtà del globo mentre come dimostrato più sopra Hogan è un tipo di wrestler che ha conscarato la sua figura dopo anni di gavetta e esperienze in giro per le varie federazioni imponendosi al pubblico e non venendo imposto. Si evince quindi che non si può decidere da un giorno all'altro di dotare un lottatore di presa sul pubblico perchè è il lottatore stesso che l'acquisisce con il passare degli anni

Sono altresì sicuro che, tra qualche anno, a meno di clamorosi ribaltoni in termini di perdite economiche, quelle che oggi sono le giovani generazioni di fans, guarderanno a Cena come noi appassionati di vecchia data o conoscitori di un minimo di storia del wrestling guardiamo ad Hogan ma con una differenza sostanziale: quelle generazioni saranno figlie della famosa politica di chiusura e di revisionismo storico che la WWE sta attuando oggigiorno e di cui, vi prometto, parlerò in uno dei prossimi numeri di Crossface.